IL SOCIALE DI OGGI , E IL SOCIALE DI DOMANI , AVRANNO UNA RIPERCUSSIONE ?
In questo periodo di tempo abbiamo sperimentato di come tenersi lontano tra l' uno e l' altro , con quella distanza di sicurezza più che raddoppiata per non rischiare il contagio da Coronavirus, abbia fatto in tutti gli effetti quell' allontanamento sociale di una cosa mai vista prima. Non c'è più quella folla che si accalca all' entrata del supermercato , e dentro poteva essere forse peggio, oggi vige una regola ben precisa, tenere quel metro e allungarlo ancora di più, in tasca , e fare quella fila interminabile per il proprio turno, senonché in quel locale possono entrare solo pochi clienti, in che far si che tutto si prolunga all' infinito da perderci una mezza giornata per acquistare poche cose di utilità. Non è che il tempo, non ci manca, possiamo dire di averlo a sufficienza, ma lo stare ad aspettare l' entrata di un qualsiasi negozio utile al fabbisogno della nostra vita, con gente che si tengono alla lontana dalle altre persone, come quel rifiuto di non stringersi la mano, di abbracciarsi, di sentire il loro respiro, di vedere i loro veri volti, con quelle mascherine che li coprono quasi tutto il viso, che in definitiva come abituarsi a tutto questo ? .Di solito quando si parla ad una persona, si vuole starli vicino, vedere quel volto che parla anch'esso, con smorfie, sorrisini di disprezzo o di felicità, e che cosa dire degli occhi se quella distanza di sicurezza che non si possono vedere ! Diventa così tutto complicato , affannoso, incerto se dovesse durare ancora a lungo questo quadretto inusuale.Ecco il Sociale visto ai tempi del Coronavirus, può farci riflettere di come abbiamo perso quel qualcosa che ci era essenziale, virale, e che faceva eco alla quotidianità che ci circonda, pure di una vita che ci appaga dopo tutto, lasciando da parte le avversità della vita stessa che sempre ci saranno. La paura, il panico, per il Covid-19 , ci ha reso più vulnerabili, piccoli, piccoli, e ci si è scordati di questo aspetto, non analizzandolo abbiamo perso tempo, perché fiduciosi che da tutto questo siano solo supposizioni, illusioni, e presto si ritornerà alla normalità ,e magari in questo periodo del virus, sia troppo presto per arrivare a delle conclusioni e del quale nulla potrà scalfirci, cambiarci, risentirne in seguito, sarà forse vero ? È passato più di un mese dalla comparsa del virus, (per tanti un'eternità, per altri un po' meno), ma sta il fatto che se il tempo è stato poco, o molto, ma ci ha modellati, scolpiti, ad una eventualità che non saremo più gli stessi d' una volta. Insomma è bastato poco che il Sociale in futuro sia compromesso sia non ammettendolo chiaramente , ormai sincupi di quel sistema che ci può aver reso più difficile la comunicazione, il reciproco rispetto, e pure lo stare insieme e non isolarsi e chiudersi a riccio, come invece pare che più che mai si percorre questa strada. Certo se quasi 60 milioni di Italiani potessero raccontare la loro storia, ed ogni singolo individuo dasse la sua versione dei fatti per i disagi, le paure, i pensieri , sotto forma di una verità vera causati dal virus, avremo un quadro più completo dal quale attaccarci e arrivare alle conclusioni, ma puro caso sentiamo il desiderio non tanto di sapere, ma di quella fame di aver cambiato lo stile di vita, comportamento, idee, che ci possono distogliere da altre cose, e che non si è preparati di accettarle e farle nostre, da digiunare se necessario per contrastarle e mettere dei paletti come recinzione. Anche per questo non dobbiamo combattere solamente il virus , ma il nostro io interiore, ed non è per niente facile districarsi fra noi stessi e di questa società, caratterizzata tra scontri, competizioni, prove, che metteranno a dura prova la nostra intelligenza, il nostro ingegno, la nostra abilità, per far sì che davvero in fin dei conti ci si salvi.
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